28/08/20

Vi racconto una storia yogica insieme all'autrice

Prendere l'abilitazione all'insegnamento di yoga bimbi, da educatrice di base, quale sono di primaria professione, è stata la scelta migliore che io abbia fatto nella vita dopo quella di diventare mamma. Insegnare yoga in gruppi di genitori bimbi ed in scuole montessoriane mi ha riempito la vita di un entusiasmo senza paragoni. 
Sicuramente in parte lo devo a lei... così uguale a me, così diversa da me... 
Lei, che ho scelto come madrina per la mia bimba piccola per il bene che le voglio...
Lei, che ha scritto dei libri di racconti di yoga così semplici ed immediati e così meravigliosamente illustrati da Filippo Curzi, che i bambini"speciali"con cui lavoravo li hanno imparati a memoria e li hanno voluti mostrare loro stessi a tutta la scuola dell'infanzia e per cui le mie figlie si sono appassionate fin da piccine allo yoga... ragioni per cui la loro mamma ha poi deciso di intraprendere la strada dell'insegnare... di lasciare il segno... il segno dello yoga, dell'Unione!
Lei si chiama Irene Cocchi... e questo suo "racconto dello yoga" che ora vi presentiamo insieme, mi accompagna in ogni corso ed è molto amato dai "miei" bambini... spero anche dai vostri.

Buon ascolto... e mi raccomando: provate a fare le posizioni con i vostri bambini e se volete, potete trovare questo ed altri racconti ed. Macrolibrarsi su molti siti ed in libreria♥️
MammaMani 








17/05/20

C'è chi vince e c'è chi perde, giocare insieme è tutta un'altra storia.

Scritto da Manila Gervasoni
Illustrato da Daniele Gervasoni


Buon compleanno a Noi💓💓💓
Oggi è il mio compleanno, ma non è solo il mio perché, l'Universo, all'età di 6 anni mi ha fatto uno scherzetto:al mio compleanno, anziché una bambola i miei genitori mi hanno regalato un fratellino. Non racconterò qui cosa avrei voluto farne😬, ma ora che non vorrei più buttarlo dalla finestra (ops, l'ho scritto)vorrei raccontare di come quel fratellino abbia realizzato un mio sogno... tanti anni dopo quel lontano 17 maggio... e precisamente 4 anni fa.

La mia bambina aveva 4 anni e mezzo e già le piaceva giocare a giochi in scatola, ma... come tanti bambini a quell'età, non sopportava perdere e non lo manifestava con rabbia, ma con tristezza. A quell'età, ma anche molto dopo se non ci sono basi solide di autostima, perdere al gioco significa "non valere" , "se perdo non valgo" (in merito all'aspetto psicopedagogico dell'importanza di imparare a perdere e dei sentimenti che questo sprigiona parlerò in un altro articolo).
Conoscendo il valore sì dell'esempio, ma anche dell'immedesimazione, delle parole e del racconto, ho preso carta e penna e ho scritto una breve storia alla mia bambina alle prese con la frustrazione: "ALICE E LA BALENA DI COMPLEANNO".
La mia Viola, allora poco più che 4enne, mi ha fatto leggere quella storiella una quantità di volte incalcolabile per due o tre giorni.
Da allora, ogni volta che abbiamo giocato ed ha perso, per un periodo ha ripetuto:"mamma, sono come Alice, sono contenta che vinci anche tu e io vincerò un'altra volta".
Lì è nato il mio sogno di far illustrare il mio semplice racconto e di farlo diventare un libro ed il mio desiderio era che fosse proprio mio fratello a dare corpo, colore e magia ai miei personaggi.
Accettata la sfida, Ars Quidam aka Daniele Gervasoni, con dedizione ed impegno ha dato vita ad Alice ed alla sua amica, la fantastica balena di compleanno... io ho inventato il gioco memory star poi...
Alice ha vissuto in un cassetto per 4 anni per la mia poca capacità di "vendermi"... finché poco prima di questo cambiamento epocale chiamato Covid, Viola ha deciso di leggere con me per la prima volta in biblioteca davanti a molti bambini ed ha scelto di leggere proprio "Alice e la balena di compleanno" in un incontro con tema "parole e gesti". Abbiamo guardato negli occhi i bambini mentre leggevamo insieme (un momento che non dimenticherò mai) e raccontandolo allo zio al telefono abbiamo deciso di liberare Alice, le sue parole ed i suoi gesti.
Sogno ancora di vedere questo libricino (e la collana di cui doveva essere il primo)in librerie e biblioteche... invio questo sogno all'Universo, ma intanto io e mio fratello abbiamo deciso di farvene dono, in un momento storico in cui sarebbe magnifico che ognuno condividesse qualcosa di prezioso per regalare un sorriso...
Grazie fratellino...
Buon compleanno a te, buon compleanno a me, buon compleanno Alice...
Fá buon viaggio nelle case dei bambini ❤️
Mammamani

Racconto scritto da Manila Gervasoni
Illustrato da Daniele Gervasoni (Ars Quidam)

Letto per voi da mammaMani e Viola





Chi è e cosa fa Ars Quidam aka Daniele Gervasoni

Cresciuto artisticamente nell’ambito digitale (illustrazione, grafica e motion design) Ars Quidam percorre una linea che attraversa tutti i media che incontra. Composizione Musicale, Animazione Cartoon, Poesia, Racconti, Tattoo e Pittura.

Instagram_@arsquidam



05/04/20

IF TOMORROW NEVER COMES: te lo dico in musica #7

Con questa canzone di Ronan Keating ho deciso di ricominciare a scrivere sul blog dopo tantissimo tempo.
In questo tempo-spazio sospeso, in queste ultime 40 notti, ho passato ore a guardarvi fra mille pensieri e mille domande, la prima delle quali è se ho dato il massimo di quel che potevo con voi fino ad ora e la seconda è proprio quel che si chiede l'autore della canzone: 
"Se il mio tempo sulla Terra fosse finito
e lei dovesse affrontare questo mondo senza me
l'amore che le ho dato in passato
sarà stato abbastanza da durare?"

Questo non lo posso sapere, ma posso esser certa di avervelo detto così tante volte ogni giorno della vostra vita, da non portarmi sicuramente di là almeno questo rimorso... con voi e con tutte le persone che amo! 
Mentre scrivo tu, mia dolce 9enne, sei entrata in camera e dopo ben un' ora che stavamo in due stanze diverse, mi hai detto "Mamma lo sai che ti amo tanto?"
Ecco, tra gli scivoloni che posso aver fatto in questi anni, so che un dono ve l' ho fatto: saper comunicare anche a parole quanto amore provate. 
Sì, un dono enorme, perché la pace che provo nel cuore in questo momento difficile per me e la mia famiglia, è data da tutto l'amore che ci sappiamo esprimere io, i miei fratelli ed i miei genitori!
"Perché scrivi questo articolo mamma?"
"Perché  in questo momento vorrei tanto poter suggerire,soprattutto a chi non lo ha mai fatto prima, di dire un Ti voglio bene alle persone importanti... perché di lacrime per non aver avuto il tempo per farlo, ne ho sentite tante in questo lungo mese". 

QUESTO E' UN TEMPO PREZIOSO PER RISCOPRIRE QUANTO VALGONO LE PAROLE PERCHE' UN SILENZIO SIA PIENO D'AMORE.
MAMMAMANI




Da un video di Youtube con la traduzione di If tomorrow never comes.





Grazie a chi ha caricato il video su Youtube e grazie a Bitmoji per il mio avatar.

29/04/18

CHIEDERE AI BAMBINI DI RINGRAZIARE... diamogli modo di "respirare" la gratidudine ogni giorno

Qualche anno fa una mia conoscente, sapendo che sono un'educatrice di professione, mi confidò con un po' di vergogna e dispiacere che la figlia di 4 anni non salutava mai nessuno e che, cosa peggiore per lei, non ringraziava mai. Qualche mese dopo mi invitò a cena ed a tavola rimasi stupita (o forse no) sentendo lei ed il compagno rivolgersi fra loro così: "passami il sale" "mi dai la bottiglia dell'acqua?" "cosa vuoi Carla?" "voglio il pane"... seppur con toni gentili e mai pretenziosi, senza mai un per favore nè un grazie.
Da quel giorno ho pensato tante volte di scrivere un articolo sulle "paroline magiche" per favore e grazie, sull'importanza dell'esempio genitoriale nella quotidianità dell'ambiente familiare e di come spesso, seppur con le migliori intenzioni, con la pratica passiamo messaggi discordanti da ciò che chiediamo ai nostri figli di imparare. Perché i bambini "respirano i sentimenti e non se ne fanno nulla delle parole vuote", come dice in un articolo Laura Mazzarelli, pedagogista, insegnante e fondatrice di Educazione Responsabile, progetto in cui credo molto. Ho chiesto quindi alla sua collega e amica, la meravigliosa Alli, di poter condividere le sue parole, perché le ho sentite molto mie.


"EDUCHIAMO CON L’ESEMPIO PRIMA CHE CON LE PAROLE
Il concetto di salutare e ringraziare per BUONA EDUCAZIONE non è ancora stato integrato, è ancora estremamente lontano da loro e va vissuto e dimostrato prima dall’adulto, più e più volte,con intenzione e coerenza. Possiamo accompagnare i bambini con l’esempio, un esempio gratuito senza pretesa educativa. Io adulto dico “grazie” perché sono grato, perché sto provando interiormente il sentimento di gratitudine, perché credo fortemente che il sentimento passi mentre la parola è solo un involucro vuoto che vola via. 

Il bambino respira il sentimento di gratitudine, non se ne fa nulla della parola vuota.
Poi un giorno, magicamente, quando meno ce lo aspettiamo, lo dirà anche luiE se non lo dirà forse troverà altre modalità per esprimere quel sentimento di gratitudine (un abbraccio, un sorriso, salti di gioia…) nella speranza che qualcuno voglia leggere positivamente queste manifestazioni."

Read more https://educazioneresponsabile.com/salutare-ringraziare/

  

Facciamo attenzione a come ci comportiamo in famiglia, più che di come ci comportiamo al di fuori, perché i nostri figli è da quell' intimità che com-prendono i sentimenti più importanti. 

Mammamani

01/03/18

PATSCH... un gioco di osservazione e velocità di riflessi dai 4 anni

Oggi vi parlo di uno dei giochi preferiti della mia 4enne... Forse è il suo preferito perché ha battuto, onestamente, i nonni😂
Si chiama "Patsch!", è  prodotto dalla Noris e si può acquistare su siti di giochi in scatola oppure su Amazon.de dove si trovano quasi tutti i giochi che ho recensito finora, ammortizzando le spese di spedizione.
Lo svolgimento è molto semplice... Ci sono 25 tessere (5 per figura e per colore) e due dadi, uno che indica i colori ed uno che indica le figure.

Inizia il giocatore più giovane tirando entrambi i dadi ed in funzione del risultato tutti i giocatori devono cercare la tessera corrispondente per accaparrarsela. 
Nel caso in cui sul dado del colore esca il sole,  si guarda soltanto la figura dell'altro dado, scegliendo quindi un colore qualsiasi 

Se invece il sole esce sul dado delle figure, si guarda soltanto il colore dell'altro dado, prendendo quindi una figura qualsiasi del colore uscito

Nel caso in cui esca il sole in entrambi i dadi, vince il giocatore che per primo mette la mano su una tessera qualsiasi
Ad ogni tiro, perciò, il primo che tocca la tessera corretta la conquista e la mette di fronte a sé ben visibile a tutti i giocatori
Ma attenzione: nel caso in cui dai due dadi risulti una tessera già in possesso di uno dei giocatori, tutti gli altri possono rubargliela mettendoci la mano sopra prima del giocatore che già  la tiene davanti a sé.
Ad ogni lancio bisogna, perciò,  guardare tutte e 25 le carte ed il gioco termina quando restano soltanto 5 tessere nel mezzo.

La mia quasi 7enne non gioca mai per vincere, ma si diverte da matti a rubare le carte agli altri giocatori (praticamente guarda solo le carte degli altri e si perde le carte in mezzo... Insomma... Non vince mai ma si diverte un sacco😜).
Ci ho giocato anche con i bambini della scuola primaria in cui lavoro ed è stato gradito da tutti, o quasi... Ovviamente i bambini che si distraggono più facilmente e che faticano a mantenere la concentrazione faticano un po', ma sono proprio quelli che dovrebbero giocarci più spesso (ovviamente non messi in competizione con altri bambini, ma magari giocando in tranquillità con un genitore).
Ricordiamoci che spesso un gioco non piace perché non ci si sente in grado di farlo e perché mette in campo abilità in cui si è carenti: per questo consiglio ai genitori di riproporre più volte e in modi diversi un gioco che non è stato apprezzato, ma che può favorire lo sviluppo di abilità fondamentali... perché a volte è proprio quello il gioco che può aiutare...
... con gli adulti ormai il gioco è fatto... NON CHIEDETEMI MAI DI FARE UN PUZZLE!
Mammamani

31/01/18

TUTTO É BENE QUEL CHE FINISCE BENE... il gioco cooperativo del Gruffalò

Sono pochi i bambini che conosco che non amano il Gruffalò (due per onor del vero😊), sono ancor meno i bambini che conosco sotto i 6 anni che non apprezzano i giochi cooperativi ed il piacere di vincere o perdere insieme... Sono davvero, ma davvero tanti i bambini cui ho proposto questo piccolo gioco nella sua carinissima scatolina di latta (personalmente ho un debole per le scatole fatte così): scuola dell'infanzia, primo anno di scuola primaria, bambini con disabilità, bambini con disturbo del comportamento e ludoteca. Non ha mai fallito un colpo, con la sua semplicità e la sua non competitività. Un quarto d'ora a partita per urlare "to po li nooo! to po li nooo!" tutti insieme ad ogni lancio di dado... Urla a suon di "siiiii!" ad ogni partita vinta e "ricominciamo" ad ogni partita persa.
Diciamo che io l'ho fuori dagli occhi e dalle foto dei miei dadi consumati si può immaginare perché, ma lo consiglio davvero ad ogni famiglia con fratelli dai 3 ai 6 anni, ad ogni maestra della scuola dell'infanzia, ad ogni collega educatrice che cerchi un gioco semplice per favorire l'inclusione e per chiunque, come a casa mia, non voglia farsi mancare un gioco di uno dei personaggi più famosi della letteratura per l'infanzia.
(Io l'ho acquistato a Berlino per ben 4 euro in offerta, ma ne ho regalati parecchi da amazon.de... Si trova comunque anche in Italia sebbene costi un pochino di più)

Preparativi e regole del gioco (direttamente dal sito del produttore con le foto del mio gioco).

"Prima che il topolino possa partire, è necessario preparare il sentiero del bosco. Per fare questo, mettete insieme le nove tessere numerate che corrispondono alle caselle del sentiero.


Posizionate il topolino sulla casella di partenza e disponete le tessere di volpe, gufo e serpente a fianco della plancia di gioco, con il lato del simbolo dell’animale nel cerchio rivolto in alto.


Svolgimento
Adesso si può partire. Inizia il giocatore più giovane lanciando il dado.


Quindi si prosegue a turno in senso orario.
Quando è il tuo turno, tira il dado.
Se esce il topo, farai avanzare la sua pedina attraverso il bosco. Il topo avanzerà di una, due o tre caselle in base al punteggio realizzato con il dado.
Una volta che il topolino sarà passato su una casella del sentiero, gira quella casella.

Poco a poco apparirà il Gruffalò.


Se lanciando il dado esce la volpe, il gufo o il serpente, scopri una tessera con il simbolo dell’animale corrispondente.
Se erano già state scoperte in precedenza delle tessere con questo simbolo di
animale, puoi affiancarne una nuova.


Quando sarà stata piazzata la quarta e ultima tessera raffigurante un animale, significa che quell‘animale si trova ora nel bosco. Se lanciando il dado esce ancora quel simbolo, il topolino dovrà tornare indietro di una casella.
Se questo non è possibile perchè il sentiero dietro di lui era già stato "girato”, potrà restare fermo.

Fine del gioco
Il gioco termina:
Quando tutti e tre gli animali (volpe, gufo e serpente) sono riuniti al completo prima che il topolino abbia raggiunto la casella di arrivo.
In questo caso hanno purtroppo vinto gli animali del bosco.
Oppure quando il topolino giunge sulla casella di arrivo prima che tutte le tessere degli animali siano girate, e quindi raggiunge il Gruffalò. In questo caso avrete vinto il gioco tutti insieme."



Una postilla: anche sistemare il gioco rimettendo tutte le tesserine nelle fustelle ha avuto sempre un grande fascino sui
"miei" bimbi... Provare per credere! 



Buon divertimento

Mammamani

26/01/18

La ricompensa del gatto,Studio Ghibli... di gatti, fiducia in sè e trasformazione

Avete presente il favoloso libro "Il topo che non c' era"? per tutti gli amanti dei topolini... topolini di tutti i tipi...
Ecco, gli amanti dei gatti possono godersi ancora di più la visione di questo lungometraggio... gatti di tutti i tipi...
Gli amanti dello studio Ghibli, come me del resto, potrebbero anche rimanere delusi da questo spin-off de "I sospiri del mio cuore" da cui ha preso i due personaggi meravigliosi di Baron e Muta Moon, ma visto come una fiaba con bambini piccoli non si può non goderne la visione (forse se lo avessi visto anni fa non lo avrei apprezzato così tanto, perché mi sarei aspettata tematiche  più profonde e almeno qualche mia lacrima). Lascio a voi, se vi interessa, la ricerca della storia di come sia nato, da chi e perché, questo anime.
Con le mie bimbe non ci perdiamo quasi nulla delle nuove uscite al cinema, ma in casa, quando abbiamo tempo di goderci il tempo, preferisco affrontare lungometraggi che esplorino atmosfere, linguaggi espressivi, caratteri e soprattutto grafiche differenti, meno colorate, meno cantate, meno veloci rispetto a quelli tipici di Disney and company.
In realtà la tematica sarebbe importante, perché parla del delicato periodo dell'adolescenza, del senso di inadeguatezza e di confusione che spesso accompagna questa fase, ma è un tema trattato in modo divertente, tanto che l'aspetto spirituale (quello del viaggio iniziatico alla scoperta del vero sé) diviene comprensibile solo ad uno sguardo adulto. Per questa ragione è un lungometraggio (75 minuti) che può essere goduto a tutte le età.

La storia narra le avventure di Haru, una ragazza adolescente, impacciata, ritardataria e per nulla consapevole di sé stessa e nemmeno della propria bellezza, sospesa fra il mondo infantile e l' età adulta, quel "tempo non tempo" che molti di noi hanno vissuto alla sua età.

Un giorno Haru salva un gatto che stava per essere investito da un camion e che per questo la ringrazia... a parole.

La stessa sera, come in un sogno, una parata di gatti antropomorfi con tanto di guardie del corpo dal pelo alla Matrix, si presenta fuori casa della giovane per informarla che il gatto da lei salvato era nientemeno che il figlio del re dei gatti e che per questo verrà ricompensata.



Dopo le prime ricompense assai bizzarre per un'umana (il giardino pieno di erba gatta alta quasi quanto lei, dei pacchettini pieni di topolini...), Haru viene informata che il re dei gatti ha deciso di darla in sposa a suo figlio. Rispondendo all'offerta con non poca ambiguità data dalla sua poca chiarezza con se stessa, in conflitto tra sogni e realtà, la ragazza lascia ad intendere di aver accettato e la sera stessa viene prelevata da un' ondata scenograficamente splendida di gatti, per essere accompagnata nel loro regno.



Tutto ciò non prima di aver scoperto da sua mamma che da bambina diceva di poter comunicare con i piccoli felini, di aver sentito una voce guida femminile che le indicava la strada da seguire e di aver incontrato, in un "regno di mezzo" che si anima soltanto al calar del sole, i suoi futuri compagni di viaggio e aiutanti: il gattone burbero e scontroso, nonché simpaticissimo e di gran cuore, Muta Moon , il gargoil corvo Toto e il meraviglioso e affascinante Baron.


Nel regno dei gatti
                                

la giovane incontrerà la gattina Yuki (la voce guida) e al fianco dei suoi aiutanti vivrà la sua avventura, che la porterà ad una duplice trasformazione, da umana a gatta e da gatta ad una nuova Haru, consapevole delle proprie potenzialità e bellezza interiore ed esteriore (non peraltro in Giappone il gatto è simbolo di trasformazione).

Haru ha dovuto ricordare e richiamare la sua bambina interiore e fidarsi di lei per potersi evolvere, proprio come ognuno di noi!

Raccontata così non sembrerebbe una fiaba per bambini, ma vi assicuro che ha tutti i crismi per esserlo, oltre ad essere un anime davvero divertente con un ritmo leggero, senza scene spaventose, senza tempi morti e con immagini davvero splendide degne dello Studio Ghibli in alcuni passaggi(come il tramonto che permette al regno di Baron di prendere vita o il ritorno di Haru nel regno reale).

Alle mie piccole (6 e 4 anni) è piaciuto tantissimo, ma è anche vero che noi viviamo con due pelosetti felini... e per quanto riguarda me... beh... io l'ho sentito sulla pelle perché, come Haru, anch'io quando mi perdo ho bisogno di ricordare come ero da bambina per ritrovarmi e  poi io sono sempre in trasformazione. Voi no? 
Mammamani





27/12/17

LES FLEURS DE LA VILLE... un delicato e profondo silent book sulla purezza dell' infanzia

"Tre cose ci sono rimaste del paradiso :le stelle, i fiori, i bambini" (Dante Alighieri)

Mentre la nostra casa si tinge di rosso e oro col nostro albero di Natale, la nostra collezione di silent books si tinge di rosso con questo poetico e delicato nuovo albo di Jon Arno Lawson.
In una grigia città una bambina dal cappuccio rosso porta la sua poesia, la sua sensibilità e generosità raccogliendo e offrendo fiori al suo passaggio per le vie, accanto al suo papà indaffarato a parlare con il cellulare.
All' inizio solo una macchia rossa (il suo cappottino) poi qualche chiazza di colore qua e là (i fiori selvatici). Man mano che la bimba dona i fiori raccolti ai bordi delle strade, la città prende colore, scaldando le pagine del libro e l' anima delle piccole lettrici di casa nostra.

Accompagnando fra le pagine la bambina dal parka rosso possiamo vedere come in un fumetto scorci di quartieri, una grande varietà di sguardi e personaggi , tatuaggi, braccia conserte, mani in tasca, mani che raccolgono e che donano, mani tese in segno di attesa, mani nelle mani e persino zampe nelle mani... angoli di strade, fiori che crescono sui tetti, luci e un'infinità di ombre, voli di uccelli che aprono e chiudono la storia...

Un inno alla gentilezza e alla semplicità proprie dell' infanzia, che fioriscono quando il terreno è fertile, quando in famiglia ci sono quotidiani gesti di tenerezza, come ci raccontano le ultime pagine del libro, con il ritorno a casa della bambina ed il suo papà. 
Silenzio, guardate, ascoltate, sentite il profumo dei fiori... poi chiudete il libro e per un attimo, solo per un attimo, provate ad uscire e guardare il mondo che vi circonda con gli occhi di un bambino.

Qui il trailer del libro... Buona visione
Mammamani













12/11/17

UNA VOLPE, DUE GUFI ED UN TOPOLINO... un corto che ci ricorda come alcune brutte esperienze possano trasformarsi in possibilità

Al freddo Nord, una volpe affamata va in cerca di una preda ed un topolino giocherellone cerca di non diventare il suo pranzo, finché non incontrano due gufi opportunisti che...
"The short story of a fox and a mouse", un cortometraggio per chi come me ama le volpi di molti racconti e gli improbabili finali.
Con i bambini si può intavolare un bel dialogo su come la vita a volte ci stupisca con i suoi eventi e su come alcuni episodi negativi possano trasformarsi in possibilità per costruire qualcosa di bello; sta a noi scegliere (come fa il topolino)... anche questa è resilienza!




Buona visione
Mammamani











05/11/17

MAMMA PERCHÉ HAI SCELTO QUESTO LAVORO?... te lo dico in musica #6

"Tu aiuti i bimbi come N. o come A. che vengono nella mia scuola vero mamma?" ha chiesto la piccola quattrenne.

Spiegare alle mie bimbe che lavoro con adulti e bambini diversamente abili mi è sempre sembrata una cosa molto semplice, del resto vedono le fotografie delle comunità e delle scuole in cui ho lavorato, hanno conosciuto alcuni dei ragazzi e degli adulti che ho seguito, mi prestano i loro giochi e mi aiutano a preparare il materiale che utilizzo per i miei ateliers ed hanno perfino mangiato un gelato guardando un video Disney con la "mia" dolcissima J. in un bar, (tranquilli colleghi, non ero in orario di lavoro e non seguivo più J. da tempo :-)).

"Perché hai scelto questo lavoro mamma?", ha chiesto la seienne.

Difficile per me parlare delle ragioni che mi hanno spinta da giovane ad intraprendere questa via, quella di acquisire sempre più strumenti per lavorare con i bambini e con gli adulti.
Mi è venuta però incontro la musica, che da sempre è per me un canale privilegiato di alfabetizzazione emotiva, con una meravigliosa canzone dello Zecchino d' oro del 1994, scritta dal famoso autore Franco Fasano e poi scelta dall' Unicef come sua bandiera per quello stesso anno. Una canzone che mi emoziona e che piace tantissimo soprattutto alla mia piccola quattrenne, che l' ha cantata anche con la scuola dell' infanzia all' arrivo in paese del nuovo parroco.

Credo profondamente che ognuno di noi sia qui ed ora per una ragione ed ognuno di noi sia portatore di risorse che altri non possiedono... Ognuno di noi è fondamentale in un ordine cosmico ai più sconosciuto, in un equilibrio che guardando i telegiornali si direbbe si sia rotto da tempo... ma nel mio piccolo credo che ognuno possa contribuire a far rifiorire questo Universo, iniziando dall' insegnare ai bambini ad aiutare "chi non ce la fa, tendendogli la mano" e soprattutto che "CHI NON RIESCE A FARE UNA COSA SICURAMENTE HA TALENTO NEL FARNE ALTRE!" ed insegnando loro a guardare il prossimo nella sua unicità.
Ascoltando la canzone con le bambine abbiamo parlato tanto, partendo dalle loro emozioni e osservazioni.
BimbaPiccola, 4 anni: "Mattoncino dopo mattoncino si costruisce una casa grande... quando c'è qualche compagno che non riesce a fare qualcosa può chiedere aiuto, anche Io e quando ad esempio D. non riesce a parlare bene noi lo aiutiamo ad imparare l' italiano... Mamma anche tu tante volte non ce la fai" (quanta verità e saggezza in quest' ultima osservazione).

BimbaGrande, 6 anni : " Questa canzone mi fa pensare che per imparare a fare una cosa bisogna continuare a provare e che i bambini se stanno vicini possono diventare amici perchè stare da soli non è bello e stare insieme agli altri si".

Tante volte ancora la mia piccola mi ha chiesto "Possiamo parlare della canzone goccia dopo goccia mamma?", perché per i bambini è davvero importante e rassicurante sapere quale "cassetto" aprire per parlare di alcuni eventi emotivamente importanti.

Buona ascolto
Mammamani


             GOCCIA DOPO GOCCIA 

                    (Testo: G. Fasano; musica: E. Di Stefano)


Cos´è una goccia d´acqua, se pensi al mare?
Un seme piccolino di un melograno?
Un filo d´erba verde in un grande prato,
Una goccia di rugiada, che cos´è?

Il passo di un bambino, una nota sola?
Un segno sopra un rigo, una parola?
Qualcuno dice un ´niente´, ma non è vero!
Perché? Lo sai perché? Lo sai perché?

Goccia dopo goccia nasce un fiume;
Un passo dopo l´altro si va lontano.
Una parola appena e nasce una canzone!
Da un ´ciao´, detto per caso, un´amicizia nuova!

E se una voce sola si sente poco,
Insieme a tante altre diventa un coro!
E ognuno può cantare, anche se stonato!
Dal niente nasce niente, questo sì!

Non è importante se non siamo grandi
Come le montagne, come le montagne!
Quello che conta è stare tutti insieme
Per aiutare chi non ce la fa!
Per aiutare chi non ce la fa!

Goccia dopo goccia...

Goccia dopo goccia nasce un fiume
E mille fili d´erba fanno un prato!
Una parola sola ed ecco: una canzone!
Da un ´ciao´, detto per caso, un´amicizia ancora...

Un passo dopo l´altro si va lontano!
Arriva fino a dieci, poi sai contare!
Un grattacielo immenso comincia da un mattone!
Dal niente nasce niente, questo sì!

Non è importante se non siamo grandi
Come le montagne, come le montagne!
Quello che conta è stare tutti insieme
Per aiutare chi non ce la fa!

Non è importante se non siamo grandi
Come le montagne, come le montagne!
Quello che conta è stare tutti insieme
Per aiutare chi non ce la fa!
Per aiutare chi non ce la fa!

Siamo tutti insieme, questo sì...
Dal niente nasce niente, tutto qui...

Goccia dopo goccia...




31/08/17

FIGLI E LIMITI... la leggenda di Icaro

Vi è mai capitato di imbattervi in un articolo o in un libro per cui non riuscite ad identificare l' emozione che vi ha mosso, se vi è piaciuto molto oppure se non vi è piaciuto affatto?

Anni fa ho letto il libro di un filosofo e pedagogista argentino, per nulla o poco conosciuto in Italia, autore di molti libri sulla genitorialità, uno dei quali si intitola, tradotto, "I figli e i limiti".
Il libro mi  ha fatto molto riflettere sul nostro compito di educatori, ma il suo inizio, in cui ha utilizzato anche la leggenda di Icaro molto semplificata, mi aveva talmente colpita che iniziai a scrivere un articolo per il blog senza però portarlo mai termine. 
A distanza di 3 anni ho capito perché, allora, non mi fosse chiaro se leggere questa storia potesse lasciare indifferenti, aiutare oppure sconvolgere. Una delle possibili risposte è data forse dal momento in cui l' ho riletta per la prima volta da mamma (avevo appena partorito la mia secondogenita a soli due anni dalla nascita della sorellina  e stavo lottando con i miei limiti) e non da studentessa di liceo. La storia di Icaro tocca corde che una sedicenne sensibile può lasciarsi toccare forse come figlia, ma come madre è tutta un' altra storia (o solo l' altro lato della stessa medaglia?). Allora mi sconvolsero l' invidia di Dedalo e come potesse essere un esempio per suo figlio (sindrome della madre perfetta? paura di non essere all' altezza?), ma mi emozionò l' immagine delle ali e della loro fragilità (per me legata all' infanzia) e, soprattutto, la metafora del volo che sento molto mia.
Qualche giorno fa l' ho riletta a mente lucida (?) dopo una richiesta di pericolosa autonomia della mia ormai quattrenne secondogenita e ho capito che ad ognuno di noi arriva il messaggio che DEVE arrivare.
Senza raccontarvi quanto e come abbia "lavorato" in me questo scritto di Jaime Barylco negli anni, vorrei condividere soltanto una pagina del suo libro, perché ognuno possa ascoltarsi interiormente e coglierne ciò che sente di volere e poter cogliere.
Perché ognuno di voi, noi, genitori, possa riflettere su come aiutare quelle ali a spuntare, senza essere noi a costruirle e su quei limiti che dovremmo mostrare ai nostri figli per segnalare loro gli eventuali pericoli sulla strada, attenti a non voler a tutti i costi precostituire il loro cammino.
Del resto quello dei limiti nell' educazione è, come dice l' autore, un tema molto sentito dai genitori, ma anche da chi, come che, ha scelto il mestiere dell' educatore.

Vi lascio con la traduzione di una parte del primo capitolo del libro "Los hijos y los limites" (Barylco J. 1995).

“ Figlio mio, che tu sia ciò che vuoi essere; e per questo scopo e’ indispensabile che io vada costruendo i parametri dove intravvedere che cosa vuoi essere. Lasciati educare e poi saprai educarti da solo, liberamente."
In seguito racconta, semplificandola per il suo scopo educativo, la storia di Icaro.
"Dedalo era un maniscalco ammirabile e aveva un alunno, suo nipote Talos, che lavorava brillantemente con la possibilità, nel futuro, di superare il maestro. Dedalo si ingelosì e un giorno decise di sopprimere Talos, che col passar del tempo lo avrebbe sostituito. Il crimine fu’ scoperto e per non essere arrestato Dedalo si rifugiò a Cnosos dove però fu’ rinchiuso in un labirinto con suo figlio Icaro.
Per fuggire dal labirinto, il papa’ di Icaro, l’abile Dedalo, fece un paio di ali per se’ e altre due per suo figlio, visto che solo volando potevano evadere da quella prigione.
Le ali erano fatte con piume di uccelli unite con del filo e con della cera.
Dopo aver preparato le due ali di Icaro gli disse con le lacrime negli occhi:
"Figlio mio, stai attento. Non volare troppo alto in modo che la cera non si riscaldi a causa del sole, né troppo basso in modo che il mare non umidifichi le piume."
Entrambi cominciarono il volo della libertà. "Seguimi" disse Dedalo "e non seguire una rotta tua."
In pieno volo Icaro disubbidì e cominciò a salire verso il sole.
Dedalo si girò e non lo vide più.
Riuscì solo a percepire le ali che stavano cadendo e che poi galleggiavano nell’acqua; il sole aveva sciolto la cera e Icaro era caduto tragicamente nel mare.
Questa mitica parabola greca offre molti spunti per meditare.
I greci considerano la tracotanza, la superbia di chi non riconosce i suoi limiti e le sue limitazioni, come il male maggiore. Icaro fu prigioniero di questa superbia; lui aspirava a raggiungere il sole.
D’altre parte la storia allude chiaramente alla situazione conflittuale tra genitori e figli: e’ dovere del padre insegnare dicendo “ non allontanarti dal mio cammino “ come e’ una tendenza naturale dei figli ribellarsi e cercare un cammino proprio.
Icaro avrebbe potuto farlo, ma sempre nei limiti del possibile. Si è perso perché non conosceva questi limiti.
Volare, si.
Educa i tuoi figli a riconoscere i limiti ed educali con le ali.
Educarli e’ metterli in contatto con la fragilità delle ali, con la cera che si scioglie e, quindi, a favore della vita, perché il volo produca vita e non morte “.

Fonte: Barylco J. ( 1995 ). Los hijos e los limites. Buonos Aires. Emece’ Editore

16/07/17

UN ESERCIZIO PER TORNARE DENTRO DI TE QUANDO STAI PER PERDERE IL CONTROLLO... le aperture della testa di Osho

Quante volte vi è successo di aver paura di perdere il controllo?

Sentire la stanchezza che fa tremare le gambe, il fiato che non sale, lo specchio che ci mostra un essere sconosciuto... che non ci piace.
Quelle volte, magari molte, magari solo un paio, in cui avremmo voluto urlare (e magari lo abbiamo anche fatto), sbattere una porta dietro ai nostri meravigliosi bambini per riprendere fiato. Forse anche soltanto di fronte ad una decisione importante da prendere, quando ci sembra che la mente possa scoppiare senza trovare una via d' uscita.
Si... almeno una volta io credo sia successo anche alla mamma più zen.
In questi momenti avere degli strumenti a cui poter ricorrere per tornare dentro di sé è fondamentale, innanzitutto per non raggiungere il punto di rottura con i nostri figli, ma soprattutto con noi stesse, perché siamo spesso molto più rigide verso di noi che verso di loro ( e più strumenti di pedagogia e psicologia abbiamo, più è pesante il giudizio dello specchio).

Questa sera voglio parlarvi di un semplicissimo esercizio che può aiutare in pochi minuti a fermare il mondo quando si vorrebbe urlare solo  "fatemi scendere!".
Vi suggerisco di provare questa tecnica efficace, sana e a mio avviso sacra, in tutte quelle situazioni in cui le emozioni vi travolgono rischiando di farvi fare o anche soltanto dire, cose spiacevoli.

L' unico time out in solitudine che contemplo come educatrice e come mamma è il mio.
Bastano tre minuti di solitudine per tornare DENTRO quando si è un po' troppo "FUORI".
A volte basta soltanto fermarsi e ricordarsi di respirare, ma per chi non conosce o non pratica meditazione o altre discipline olistiche, un modo per tornare a respirare è quello di arrestare completamente, prima, il respiro.

QUANDO SENTI CHE STAI PER PERDERE IL CONTROLLO STACCATI DALLA SITUAZIONE PER POCHI MINUTI E CHIUDI IMPROVVISAMENTE CON LE MANI TUTTI I CANALI SENSORIALI DELLA TESTA:
TAPPATI LE ORECCHIE
CHIUDI GLI OCCHI
TAPPATI LE NARICI
CHIUDI LA BOCCA

NON AVER PAURA, "NON PUOI MORIRE PERCHE' ESISTE UNA SICUREZZA IMPLICITA; INFATTI, QUANDO STARAI PER CADERE NELL' INCOSCIENZA, LE MANI MOLLERANNO LA PRESA ED IL RESPIRO TORNERA' A SCORRERE"
"A QUEL PUNTO NON AVRAI PIU' BISOGNO DI ALCUNA SICUREZZA, NON POTRAI PIU' AVERE PAURA, NULLA TI POTRA' PIU' UCCIDERE, NULLA TI POTRA' ESSERE SOTTRATTO, PERCHE' ORA L' INTERO UNIVERSO TI APPARTIENE: TU SEI L' UNIVERSO! TU SEI L' ESISTENZA INTERA!"


Se hai paura fai una prova in un qualsiasi momento tranquillo quando hai accanto qualcuno.

Io uso questa tecnica, che va usata improvvisamente (non deve diventare un' abitudine o un esercizio quotidiano), quando devo prendere una decisione importante e la mente non mi dà tregua riempiendomi di pensieri contrastanti che mi impediscono di "lasciar fluire".


Vi trascrivo anche il testo originale
Buona tregua
Mammamani



"E una delle tecniche più antiche, usata moltissimo, ed è anche una delle più semplici: chiudi tutte le aperture della testa — occhi, orecchie, naso, bocca - in questo modo la tua coscienza, che fluisce continuamente verso l'esterno, all'improvviso si arresta. Non si può più spostare verso l'esterno. Rimanendo all'interno, la tua coscienza si concentra tra i due occhi, e si focalizza sul terzo occhio. Questo spazio diventa onnicomprensivo: Shiva afferma che in questo spazio è inclusa ogni cosa. Se riesci a percepire questo spazio, avrai percepito ogni cosa. Allorché sarai riuscito a percepire, all'interno, questo spazio tra i due occhi, avrai conosciuto l'intera esistenza, la sua totalità, perché quello spazio interno è onnicomprensivo. Nulla ne è lasciato fuori. Allorché conosci questo spazio, per la prima volta la tua vita sarà autentica, intensa, per la prima volta sarà veramente viva. A quel punto non avrai più bisogno di alcuna sicurezza, non potrai più avere paura, nulla ti potrà più uccidere, nulla ti potrà essere sottratto, perché ora l'intero universo ti appartiene: tu sei l'universo! Tu sei l'esistenza intera! Non devi usare solo le mani. Puoi usare dei tamponi per chiudere le orecchie, e una mascherina per gli occhi. Il senso sta nel chiudere le aperture della testa completamente, per alcuni istanti, o per alcuni secondi. Questa tecnica è utile se fatta improvvisamente. Mentre sei sdraiato a letto, chiudi all'improvviso tutte le tue aperture, e vedi cosa ti accade. Se ti senti soffocare, persisti, a meno che non diventi assolutamen­te insopportabile. Ma se fosse veramente insopportabile, non riusciresti a tener chiusi quegli orifizi: la forza interna li spalancherebbe. Il momento del soffocamento, di fatto, è il momento cruciale, perché spezzerà le vecchie associazioni. Se riesci a persistere per alcuni istanti ancora, è meglio. Sarà difficile, sentirai che stai per morire, ma non aver paura, perché non puoi morire. Se persisti, all'improvviso ogni cosa si illuminerà: sentirai lo spazio interiore che continua a dilatarsi, e il Tutto ne viene compreso. A quel punto apri gli orifizi. Ma poi riprovaci, ogni volta che puoi farlo, provaci; ma non farne una pratica: è necessario uno spasmo improvviso. In quello spasmo, il flusso nei tuoi vecchi canali di coscienza si arresta e diventa possibile qualcosa di nuovo. Se ne fai una pratica, non accadrà nulla, diventerà un'abitudine meccanica. Praticalo quando ti è possibile, e pian piano diverrai consapevole di uno spazio interiore: quello spazio interiore affiora nella tua coscienza solo quando sei sull'orlo della morte. Ma non puoi morire, esiste una sicurezza implicita; infatti, quando starai per cadere nell'incoscienza, le mani molleranno la presa e il respiro tornerà a scorrere" da "Il sentiero del reale" di Osho